17 aprile 2020
La Via Francigena attraversa ambienti con caratteristiche climatiche molto diverse, dai 2500 m di quota del Colle del Gran San Bernardo alla pianura padana, dal valico appenninico della Cisa alle colline toscane. Le stagioni migliori per percorrere tutto l’itinerario sono maggio e giugno, oppure settembre e ottobre. Da evitare i mesi più caldi, soprattutto nel tratto padano, in cui l’ombra è molto scarsa e il clima afoso. Bisogna tenere presente che il Colle del Gran San Bernardo è in genere aperto solo dall’inizio di Giugno all’inizio di settembre, a causa della neve che lo rende impraticabile per la gran parte dell’anno. Anche il Passo della Cisa può essere innevato anche durante il tardo autunno o l’inizio della primavera. Tappa 29: da Altopascio a San Miniato. A Le Vedute, prima di Ponte a Cappiano si trova il nostro Hotel come eventuale intermezzo della tappa. Da Altopascio inizia una tappa di 29,53 km che si percorrono in meno di 6 ore. Nella parte iniziale del percorso, a Galleno, si cammina sul selciato dell'antica Via Francigena. Si superano poi le colline delle Cerbaie, selvagge e deserte, per dirigersi verso Ponte a Cappiano, col ponte mediceo recentemente restaurato. Da qui lungo l'argine del canale Usciana si attraversa un'antica palude ora bonificata e si risale verso il centro storico di Fucecchio. Superato l'Arno, se ne percorre l'argine e in breve si giunge a San Miniato, il potente e ricco borgo medievale tuttora perfettamente conservato. Acqua e punti di ristoro a Chimenti, Galleno, Ponte a Cappiano e Fucecchio. Partenza: Chiesa San Iacopo (Altopascio) Arrivo: P.zza Bonaparte (San Miniato) Lunghezza Totale (km): 29.53 Percorribilità: A piedi, in mountain bike Tempo di percorrenza a piedi (ore.min): 6.00 Dislivello in salita (m): 283 Dislivello in discesa (m): 173 Quota massima (m): 130 Difficoltà: Facile Strade pavimentate: 44% Strade sterrate e carrarecce: 53% Mulattiere e sentieri: 3% Ciclabilità: 100% Come arrivare al punto di partenza: Linea FS Firenze-Viareggio, stazione Altopascio COSA VEDERE Fucecchio - Il riccio di pastorale in avorio della fine del XII secolo è un elemento strettamente legato alla nascita della cittadina, tanto che ad esso è ispirato il logo del Museo di Fucecchio dove è conservato ed esposto. L'oggetto è tradizionalmente attribuito all'abate San Pietro Igneo (+1089) e, insieme ai più tardi baculo e mitria che l'accompagnano, è sempre stato custodito nell'Abbazia di San Salvatore di Fucecchio, ricostruita dopo il 1106 nell'attuale ubicazione. L'Abbazia fu fondata dai conti Cadolingi trasformando la Chiesa esistente dal X secolo presso il "guado del Cigno" che permetteva alla via Romea l'attraversamento dell'Arno. Qui, nel 1068, il monaco vallombrosano Pietro fu inviato come abate da Giovanni Gualberto, di cui fu uno dei primi seguaci, e nel 1085 ottenne da Papa Gregorio VII che la stessa Abbazia fosse sottoposta direttamente al soglio di Pietro. L'attributo "Igneo" è riferito all'ordalia avvenuta nel 1068 nell'abbazia di San Salvatore a Settimo, anch'essa fondata dai Cadolingi, contro il vescovo di Firenze, Pietro Mezzabarba, accusato di simonia.